Il governo interviene per consentire l’utilizzo immediato delle ulteriori settimane di CIG-COVID


Come preannunciato dalla nota congiunta dei Ministeri del Lavoro e dell’Economia del 12 giugno 2020, il Governo ha emanato ieri il D.L. n. 52/2020, con il quale si prevede che le aziende che hanno esaurito le 14 settimane di integrazione salariale previste dalle varie disposizioni dei decreti emergenziali[1] (c.d. CIG-Covid), possono utilizzare immediatamente le 4 settimane aggiuntive di CIG-Covid previste dal Decreto Rilancio (anziché dover attendere sino all’1 settembre 2020 per poterne usufruire).

Tale provvedimento se, da un lato, rappresenta un’attesa misura di aiuto alle imprese in difficoltà, dall’altro non corregge però una delle principali “distorsioni” generate dal Decreto Rilancio.

Malgrado tale modifica, infatti, la durata complessiva delle integrazioni salariali per CIG-Covid (14 + 4 settimane, decorrenti dal 23 febbraio 2020) non consente ancora di coprire tutto il periodo di vigenza del c.d. “divieto di licenziamento” (collettivo e per GMO) che il Decreto Rilancio ha prorogato sino al 17 agosto 2020.

Ad esempio, se una azienda ha fatto ricorso agli ammortizzatori a partire dal 2 marzo 2020, il predetto periodo di 18 settimane (14 + 4) scadrà il 3 luglio 2020.

Allo stato attuale, pertanto, le aziende che esauriscano la CIG-Covid e non possano riprendere le attività a ritmo ordinario – non potendo procedere a licenziamenti – dovranno ricorrere a misure alternative per le settimane ancora “scoperte” sino al 17 agosto (ad esempio facendo ricorso alla CIG per causali “non-Covid” o utilizzando le ferie già maturate, se non già fruite in precedenza).

Diversamente, il datore potrebbe vedersi costretto a riconoscere comunque la retribuzione, salvo il caso di chiusura per provvedimento della pubblica autorità: solo in tale ipotesi, infatti una sospensione del rapporto di lavoro senza riconoscimento della retribuzione potrebbe essere tecnicamente possibile, data l’impossibilità della prestazione per ragioni non imputabili all’azienda.

A questo riguardo sono auspicabili, nelle prossime settimane, nuovi interventi del Governo che possano correggere definitivamente tale discrepanza. Fra le varie misure allo studio sembra esserci una proroga dei trattamenti di integrazione salariale (nonché del divieto di licenziamento) fino alla fine dell’anno, da finanziare tramite il ricorso a fondi europei.


[1] Sotto forma di cassa integrazione ordinaria, assegno ordinario e cassa integrazione in deroga.


Download the document